
Ieri, per la seconda volta in una settimana, il sindaco, Roberto Cosolini, ha dovuto ordinare la chiusura delle scuole. La bora si riscopre insidiosa: nemico imprendibile e che non si vede. Non è mica la neve - che a Trieste non si è quasi vista -, bensì refoli imprevedibili per la loro violenza. Ieri la raffica più potente è stata di 168 chilometri all’ora: come un auto lanciata a tutta velocità. La bora colpisce a tradimento. Il poveraccio che si trova nella via sbagliata, perché il vento si incanala e si ingrossa nei vicoli, ha due alternative: farsi spingere a velocità folle, se cammina nella direzione giusta, o sfidare il vento, riparando fortunosamente su qualche appiglio.
Non è difficile capire l’alto numero di feriti - solo ieri una dozzina - e il lungo elenco di danni. Perfino guidare, in questi giorni, a Trieste, è un azzardo: sulle rive cittadine, davanti a piazza dell’Unità, il rischio è quello di fare vela e ribaltarsi. Lo sa bene l’autista turco di un tir che ieri si è rovesciato su un fianco. E lo sanno bene le migliaia di proprietari di scooter, stesi a terra dal vento e a terra lasciati.
Molti negozi e ristoranti sono obbligati a lavorare con le saracinesche abbassate - il vento mette a rischio le porte vetrate e la temperatura interna - e laconici cartelli ad avvertire i coraggiosi avventori: ?è aperto?. Le forze dell’ordine si danno da fare senza pausa. Il triestino, per formazione austroungarica, denuncia tutto, e ieri i vigili del fuoco hanno ricevuto quasi 500 richieste di intervento: in serata ne avevano evase appena un centinaio. Camminare per strada è un pericolo: tegole e calcinacci - persino la ringhiera di un terrazzo - volano liberi dalle case.
La neve non è caduta dal cielo: per uno strano gioco scenico si è levata dal mare. Il termometro ha segnato fino a -7 gradi (considerato il vento, la temperatura percepita è scesa fino a -17) e l’acqua salmastra si è posata, diventando ghiaccio bianchissimo, su tutto ciò che incontrava. La Capitaneria di porto sconsiglia le passeggiate sul molo Audace, tutto bianco, ma i triestini non demordono: tutti a vedere la neve marina. Ma dopo la conta dei danni, in silenzio, i triestini ricominceranno ad amare il loro vento. Quella bora di cui chiedono perfino i turisti. ?La bora non fa danni - hanno scritto su Facebook gli organizzatori della regata Barcolana, un po’ scherzando, un po’ no -. Evidenzia le cose che non sono ben fissate al loro posto?.
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