Saturday, March 3, 2012

Nave Costa Concordia, per ora tutto ok - Viterbo News 24

Nave Costa Concordia,
per ora tutto okRimangono per? le preoccupazioni
per il potenziale impatto ambientale

di Giovanna Bianconi

VITERBO - Da più di un mese ormai tutti, e non solo in Italia, seguono la vicenda della Costa Concordia. Era un paesino galleggiante, un insieme di condomini in cui circa 4.200 persone vivevano e si divertivano con ogni genere di attrazione. Come tutte le navi di una certa stazza era una specie di industria di trasformazione, che periodicamente caricava prodotti e scaricava rifiuti, faceva rifornimento di carburante e smaltiva gli olii esausti. Sfortunatamente al momento dell’incidente la Concordia aveva stive e serbatoi pieni, quindi l’enorme relitto continua ad essere una vera e propria bomba ecologica ad orologeria. E non solo per l’immensa quantità di combustibile contenuta nelle sue cisterne.

Sull’isola gli umori sono contrastanti, e accanto ai tecnici degli enti pubblici e delle società coinvolte nelle operazioni è sorto un comitato di cittadini che vuole vederci chiaro, pretende di partecipare al futuro della propria isola. E’ gente di mare, e sa che gli oggetti di pertinenza della nave come arredi e vettovaglie si sono presto trasformati in tonnellate di rifiuti marcescenti, da recuperare e smaltire il più presto possibile. E i beni dei passeggeri faranno pressappoco la stessa fine, seppure qualcuno cercherà di riavere almeno i preziosi. Anche questo fa parte dell’emergenza ambientale, perché quantità del genere possono davvero far collassare il sistema locale di raccolta dei rifiuti.

Ma ciò che è veramente una priorità, in primis per gli isolani, sono le sostanze più pericolose e meno degradabili dall’ambiente. Del resto tutti hanno letto l’impressionante lista di composti potenzialmente pericolosi o tossici presenti in ogni parte della nave. Sono centinaia, vale la pena ricordare qualche numero: 1.351 metri cubi di acque grigie e nere; circa 41 metri cubi di olii lubrificanti; 600 chili di grassi da meccanica; 354 chili di smalti densi; 855 litri di smalti liquidi; 50 litri di insetticidi liquidi e 1,8 chili di insetticidi gel (non se ne sa ancora la tossicità); 1 tonnellata di ipoclorito di sodio (candeggina); circa 200 metri cubi di gasolio e circa 2.100 metri cubi di HLO (combustibile marino pesante ad alto contenuto di zolfo). Sono cifre da incubo per tutti coloro che hanno a cuore quell’angolo di Mare Nostrum.

Le operazioni di svuotamento dei primi serbatoi procedano di buona lena (estratti già circa 1.500 metri cubi di combustile ad alto impatto inquinante) e i test chimico-batteriologici dell’Arpat dimostrano l’assenza di contaminazione di acqua e sedimenti. Nonostante ciò, chi in quel paradiso ci è sempre vissuto è preoccupato per il mare, per il turismo e per i suoi figli. I cittadini del Giglio si chiedono se i limitati sversamenti di idrocarburi e detergenti che si sono già verificati si disperderanno definitivamente in mare o arrecheranno danni all’ecosistema locale. Inoltre sanno che sarà impossibile evitare che fuoriescano anche minime quantità di sostanze tossiche durante le attività di svuotamento dei serbatoi di carburante, delle acque nere e dello scafo nei mesi a venire.

Una notizia incoraggiante però è data dal fatto che la società Costa Crociere appartenente al Gruppo Carnival non smantellerà la nave in loco, ma la recupererà. A questo scopo è stato costituito un comitato tecnico composto da rappresentanti di Fincantieri, del gruppo Rina, della Costa Crociere, e da due esperti. Entro la metà di marzo sarà valutato il piano tecnico che le aziende specializzate nel settore presenteranno nei prossimi giorni.

In seguito a tragedie come quella della Costa Concordia si rischia però di non essere razionali fino in fondo, di non considerare le questioni nella loro giusta scala. L’area del Mar Mediterraneo, che rappresenta solo l’1% degli oceani del mondo, sopporta un carico di inquinamento e un rischio di disastro ecologico davvero sproporzionato rispetto alle sue dimensioni.

Basti pensare che le navi che lo solcano annualmente sono circa 20.000, e le petroliere che lo attraversano sono ben il 20% dell’intera flotta mondiale. Proprio queste ultime sono responsabili di un inquinamento veramente impressionante, perché scaricano in acqua una quantità di petrolio circa 100 volte superiore a quello contenuto nei serbatoi della Concordia (che già è un quantitativo pericolosissimo). Infatti la scellerata pratica di scaricare impunemente in mare i prodotti di lavaggio delle cisterne (che comprendono sia i solventi chimici che il petrolio) non è stata ancora eradicata. Tutto ciò si sa da anni ma, come spesso accade per le problematiche ambientali, manca a livello europeo la volontà politica per prendere le necessarie decisioni e i fondi per renderle operative. E’ solo quando avvengono tragedie umane ed ecologiche come questa che il dibattito si riapre.

Nei vari forum su internet si possono leggere messaggi del tipo: “Va bene, ripensiamo a come tutelare al meglio il nostro mare, in fondo è giusto, siamo una penisola. Ma se ogni anno quantità ben maggiori di petrolio arrivano in acqua, e tutto sommato non ne vediamo gli effetti, allora perché ci preoccupiamo tanto di ciò che potrebbe accadere al Giglio?”. Intanto basta documentarsi e si scopre che i danni ci sono eccome, alla nostra salute e agli ecosistemi. Per la tragedia del Giglio poi ci preoccupiamo perché è sotto gli occhi di tutti ed è al centro di un arcipelago meraviglioso come quello toscano, per giunta abitato da gente che non ha nessuna responsabilità nella faccenda. Inoltre abbiamo di che riflettere, perché mentre il Mediterraneo nella sua globalità bene o male riesce ad ammortizzare nel tempo e quindi a smaltire un carico inquinante spaventoso ma diffuso, la stessa cosa non accadrebbe per l’area in cui giace la Concordia: se anche uno solo dei serbatoi rimasti cedesse, l’isola e tutta la preziosa area circostante rischierebbero di essere devastate.


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