Il processo ‘Crimine’ nasce dalla maxi operazione del 13 luglio 2010, coordinata dai procuratori Pignatone e Boccassini, che portò all’arresto di oltre 300 persone tra la Lombardia e la Calabria. Il gup Giuseppe Minutoli ha accolto la tesi della Dda di Reggio Calabria e di Milano, secondo cui la ‘ndangheta si è ormai data una struttura piramidale simile a quella di cosa nostra, con un organo superiore chiamato la “Provincia”, ma ha inflitto condanne inferiori a quelle richieste dalla Procura (in totale 568 anni contro i 1600 chiesti dall’accusa), concedendo le attenuanti generiche a individui condannati nella stessa sentenza per associazione mafiosa.
Pur non completamente soddisfatta per le condanne, la Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha diffuso un comunicato in cui esprime soddisfazione per la sentenzia odierna, che riconosce “l’esistenza della ‘ndrangheta quale organizzazione unitaria, articolata su una struttura complessa, governata da un organo di vertice e radicata in Calabria e con estensioni oltre oceano”.
“E’ un ulteriore conferma del lavoro condotto in questi anni dalla Procura antimafia di Reggio Calabria per delineare il fenomeno mafioso di Reggio e le sue diramazioni in Italia e all’estero – ha commentato il procuratore Giuseppe Pignatone – i punti centrali dell’indagine erano l’affermazione dell’unitarietà della ‘ndrangheta come organizzazione mafiosa e l’esistenza di un organismo di vertice simile a cosa nostra siciliana. Questi punti centrali sono stati confermati nelle sentenze dei giudici di Milano e di Reggio Calabria. “.
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